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Presenza costante agli Amici della Musica, Bruno Canino ritorna nella stagione del centenario in duo con Alessio Bidoli con un programma con musiche di Ravel, Camille Saint-Saëns, Tartini e Brahms
Virtuosismo, raffinatezza e intesa: sono queste le cifre che definiscono il sodalizio musicale tra Alessio Bidoli e Bruno Canino, protagonisti, martedì 18 novembre alle ore 20.45 al Politeama Garibaldi, del concerto della Stagione serale dell’Associazione Siciliana Amici della Musica in cui si attraverseranno due secoli di musica per violino e pianoforte, dalla fantasia barocca di Tartini all’esotismo pirotecnico di Ravel.
Il duo Bidoli–Canino è attivo da oltre un decennio, unito da una comune sensibilità artistica e da una sintonia interpretativa che ha dato vita a numerose incisioni discografiche e a progetti cameristici di ampio respiro. Alessio Bidoli è tra i violinisti italiani più versatili della sua generazione. Allievo, tra gli altri, di Salvatore Accardo, si è perfezionato in Italia e in Svizzera e ha al suo attivo una carriera internazionale che lo ha portato a esibirsi in sale prestigiose come la Tonhalle di Zurigo, il Théâtre des Champs-Élysées di Parigi, la Fenice di Venezia, la Filarmonica di San Pietroburgo. Il suo repertorio spazia dal barocco al contemporaneo, con una particolare attenzione al repertorio raro del Novecento italiano.
Bruno Canino, figura di riferimento del pianismo europeo, artista presente in tante occasioni agli Amici della Musica, ha affiancato alla carriera solistica una straordinaria attività cameristica accanto ad artisti come Itzhak Perlman, Viktoria Mullova, Severino Gazzelloni e Riccardo Brengola. Ha suonato nei principali festival e teatri internazionali ed è noto anche per il suo impegno nella musica contemporanea, collaborando con compositori come Berio, Dallapiccola, Stockhausen e Kagel.
Il programma si apre con una delle sonate più celebri del repertorio violinistico: la Sonata in sol minore “Il trillo del diavolo” di Giuseppe Tartini. Legata a un sogno – in cui il diavolo avrebbe suonato per lui una musica stupefacente – questa pagina è emblema del virtuosismo barocco, con passaggi arditi e il celebre trillo finale che mette alla prova tecnica e immaginazione dell’interprete.
A seguire, la Sonata n. 3 in Re minore op. 108 di Johannes Brahms, composta negli ultimi anni di vita. È la più intensa e drammatica tra le sue quattro sonate per violino e pianoforte. L’Allegro iniziale è slancio puro, l’Adagio è lirico e contemplativo, il terzo tempo è un intermezzo leggero che prelude a un finale tempestoso, denso di passione romantica.
La seconda parte del concerto si apre con la Sonata n. 1 in Re minore op. 75 di Camille Saint-Saëns, un gioiello di equilibrio tra eleganza francese e slancio romantico. I movimenti sono costruiti a coppie collegate: l’Allegro agitato si fonde con l’Adagio, così come i successivi due, in un unico arco narrativo ricco di contrasti emotivi e raffinatezza formale. A chiudere il concerto, Tzigane di Maurice Ravel, una rapsodia per violino e pianoforte dal carattere esplosivo e virtuosistico, ispirata al mondo gitano. La lunga cadenza iniziale, quasi improvvisata, sfocia in una danza vertiginosa che mette in luce le possibilità estreme del violino, tra colori, fuoco e libertà.


